Piemonte

Il territorio

Gli oltre 48.000 ettari di vigneti in Piemonte sono collocati in parti quasi uguali in zone montuose (al di sopra dei 500 m.s.l.m.), collinari e pianeggianti. La produzione vinicola del Piemonte è di tutto rispetto, quasi 3 milioni di ettolitri, tutti vini a denominazione controllata (non ci sono IGT in regione). Il Piemonte è una regione famosa per i suoi grandi vini rossi, ma vi si producono anche ottimi vini bianchi e spumanti di qualità. Il ruolo del Piemonte è stato fondamentale per lo sviluppo della moderna enologia italiana, che ci ha riportato ai vertici nelle classifiche dei vini di alta qualità. I vini Piemontesi sono quasi tutti monovarietali, cioè prodotti a partire da un singolo vitigno vinificato in purezza. Sempre in Piemonte sono partiti i primi esempi di zonazione delle aree vitivinicole in Italia, introducendo i concetti del terroir e del cru, ossia vini prodotto esclusivamente con uve provenienti da un unico vigneto o parcella il cui nome compare in etichetta. Attualmente le denominazioni in cui queste “menzioni vigna” sono presenti sono Barolo DOCG, Barbaresco DOCG e Dogliani DOCG.

I vitigni

I vitigni coltivati in Piemonte sono per lo più a bacca nera. Tra di essi il Nebbiolo, la Barbera, il Dolcetto, la Croatina, la Freisa, la Bonarda, il Grignolino, il Brachetto, le Malvasie a bacca nera di Casorzo e di Schierano. Tra i vitigni a bacca bianca gli autoctoni Cortese ed Erbaluce ed il Moscato bianco, che trova nella regione  e soprattutto nell’Astigiano alcune delle sue massime espressioni.

I vini e le zone produttive

Barolo

L’area di produzione del Barolo è rappresentata dai cinque celebri comuni che costituiscono anche altrettante zone in cui si suddivide la denominazione: Barolo, Castiglione Falletto, La Morra, Serralunga d’Alba e Monforte d’Alba. I vini che vi vengono prodotti hanno caratteristiche diverse, ad esempio i vini del comune di Barolo e La Morra hanno carattere più morbido e aromatico, mentre quelli di Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e Monforte d’Alba sono più robusti e intensi e maturano più lentamente. La tannicità di questi vini richiede alcuni anni, in genere almeno cinque, prima di divenire più rotonda e meno aggressiva. Il modo di condurre l’affinamento divide i produttori tra quelli più tradizionali, che fanno affinare il vino in botti grandi e quelli che invece interpretano il Barolo come un vino più morbido e moderno, che spesso ricorrono all’uso della barrique. Spesso questa scelta produttiva è motivo di discussione sia fra i produttori sia fra gli stessi appassionati.

Barbaresco

Il Barbaresco non è il “fratello minore” del Barolo, ma uno straordinario vino che deve il suo nome all’omonima città in cui si produce, non lontano da Barolo. La fama del Barbaresco è certamente più recente di quella del Barolo.  Negli anni ’60 furono soprattutto e Giovanni Gaja e Bruno Giacosa ad investire nel Barbaresco, che è ormai diventato uno dei vini più ricercati al mondo. Il Barbaresco è in genere più immediato e gentile rispetto al Barolo e si produce nelle località di Barbaresco, Treiso e Neive, ognuna delle quali, grazie alle tipicità della zona, conferisce specifiche caratteristiche al vino.

Le Langhe e il Roero

Le Langhe sono le colline attorno ad di Alba, poste alla destra del fiume Tanaro. Questa zona include anche quelle del Barolo e Barbaresco. Oltre al Nebbiolo vi si coltivano il Dolcetto e la Barbera. Dogliani e Diano d’Alba sono famose per il loro Dolcetto, quest’ultima con ben 77 cru diversi nel suo territorio. Si tratta di un vino dalle spiccate note fruttate, con una buona tannicità ma bassa acidità, cosa che non consente lunghi periodi di maturazione in botte. La Barbera fino a qualche decina di anni fa era considerata adatta a produrre vini meno pregiati, ma grazie a vinificazione attente e di qualità ha recentemente sfatato questo mito. Il Pelaverga è un vitigno spesso dimenticato, ma capace di produrre vini di notevole interesse. Con la Favorita e l’Arneis, si producono la maggior parte dei vini bianchi delle Langhe e del Roero. Il Roero si trova sulla riva sinistra del fiume Tanaro ed anche qui l’uva a bacca nera più diffusa è il Nebbiolo.

Il Monferrato e L’Astigiano

Situate nella parte sud-orientale della regione, il vitigno a bacca nera più importante che vi si coltiva è senz’altro la Barbera. La Barbera del Monferrato viene vinificata anche mossa o leggermente frizzante, mentre ad Asti è un vino fermo e più corposo. I vini del Grignolino sono generalmente chiari, molto piacevoli e gradevoli. La Freisa è un altro vitigno autoctono della zona e dà vini rossi fruttati. Il Ruchè, patrimonio pressoché esclusivo di Castagnole Monferrato, dà vini eccellenti, anche se in generale non molto strutturati. Il famoso Brachetto d’Acqui DOCG è un vino rosso dolce, frizzante o spumante, che affascina per la sua spiccata aromaticità e per la sua piacevolezza. Il Gavi DOCG, prodotto con uve Cortese, è un bianco che si caratterizza per la sua intensità ed armonia. A Ovada troviamo nuovamente il Dolcetto, mentre Asti è famosa per il Moscato Bianco e per lo spumante dolce che porta il nome della città. Nell’Astigiano il vino rosso più importante è la Barbera, che grazie all’opera di Giacomo Bologna, che per primo ne introdusse la maturazione in barrique, ha preso un posto di rilievo tra i più importanti vini piemontesi.

Il nord del Piemonte

L’area settentrionale della regione produce soprattutto vini rossi da Nebbiolo, meno famosi del Barolo e del Barbaresco, ma comunque interessanti. Le DOCG di Ghemme e Gattinara, e la DOC Carema, nella parte occidentale e in prossimità della Valle d’Aosta, sono le zone vinicole più importanti. I loro vini DOC, prodotti con il Nebbiolo, da solo o insieme ad altre varietà, hanno nomi come Lessona, Bramaterra, Boca, Sizzano e Fara. L’Erbaluce è invece un’uva bianca con la quale si producono vini secchi ma anche gli straordinari passiti della denominazione Erbaluce di Caluso DOCG.