Coltivazione e potatura della Vite

L’allevamento della vite

La vite è una pianta rampicante, che per crescere ha bisogno di supporti di sostegno detti tutori. Agli albori della viticoltura, la vite veniva fatta crescere su altre piante adatte allo scopo (tutori vivi), come olmi o aceri o pioppi, le cui radici non interferiscono con quelle della vite. Questo tipo di forma di allevamento è, salvo in casi sporadici, ormai del tutto stato abbandonato. Un altro sistema antico di allevamento, che sopravvive ancor oggi in molte zone, soprattutto nel meridione, è l’allevamento senza tutore, o “a alberello”, con la chioma a proteggere i grappoli dal calore eccessivo del sole o dall’azione del vento. Nella maggior parte dei casi tutte le moderne forme di allevamento della vite prevedono l’impiego di tutori inerti, nella forma di pali o altri supporti, di legno, cemento o metallo, a comporre dei filari, nei quali le viti sono poste a distanze regolari dall’una all’altra. I singoli filari sono posti ad una certa distanza uno dall’altro, come la trama di un tessuto. Ipotizzando la distanza tra un filare e l’altro di 2 metri, un ettaro di vigneto (100 x 100 m) comprenderebbe 50 filari, che per viti intervallate 1 metro tra di loro, porterebbe ad una densità di coltivazione di 5.000 ceppi per ettaro.

Forme di allevamento della vite

Abbiamo visto le forme di allevamento libere, ossia senza tutori. Quando le viti sono disposte in filari, esistono diverse geometrie di allevamento possibili, che sostanzialmente si suddividono in due grandi famiglie: le pergole  (dette anche tendoni) e le spalliere. Nel primo caso, l’espansione della vite è in due direzioni, longitudinalmente e ortogonalmente alla linea individuata dal filare, a creare una sorta di tendone che protegge i grappoli dall’eccessivo irraggiamento del sole e dalle intemperie. Sono queste forme di allevamento tradizionali, ancora molto diffuse, ma presentano lo svantaggio, per la loro forma particolare, di non essere adatte all’automazione delle operazioni di trattamento del vigneto. Sulle spalliere la vite si espande solo in senso longitudinale, e si prestano pertanto ad essere sormontate da particolari trattori che possono eseguire operazioni di sfalcio della chioma o anche di vendemmia in modo automatizzato.

Sistemi di potatura della vite

I sistemi di potatura sono invece adottati dal viticoltore per regolare la crescita vegetativa della pianta in funzione della resa e della qualità dell’uva. Il “guyot” o il “cordone speronato” sono sistemi di potatura tra i più diffusi, tra quelli impiegati nella forma di allevamento detta “a spalliera”.

Avversità e malattie della vite

La vite può andare incontro a due tipi di avversità, parassitarie e non parassitarie. Queste ultime si riferiscono ad eventi atmosferici o ad errato intervento dell’uomo, mentre le avversità di tipo parassitario (dette anche malattie) a loro volta possono essere indotte da parassiti sia vegetali che animali. I più comuni parassiti vegetali sono di origine fungina, come la peronospora e l’oidio, che attaccano le foglie della vite e la botrite, che attacca invece gli acini maturi. I parassiti animali sono da una parte organismi fitofagi, che si cibano di piante, i quali possono o attaccare il grappolo (come le tignole della vite) oppure parti diverse della pianta, come le foglie e radici, come la famigerata fillossera. Anche virus e batteri possono attaccare la vite causandone la sofferenza, sia a livello fogliare che radicale.

La vite si può proteggere dai parassiti ricorrendo a sistemi diversi. Da una parte si possono utilizzare sistemi di lotta o protezione cosiddetta integrata, che consiste nell’utilizzare mezzi biologici, biotecnici, agronomici, fisici e chimici per controllare la diffusione del patogeno o parassita in modo da evitare danni economici ma al tempo stesso rispettando l’ambiente in termini ecologici e tossicologici. Un’alternativa è la lotta biologica, che impiega particolari organismi o molecole da essi derivate, che si comportano da antagonisti rispetto al parassita, non azzerandone la popolazione  ma permettendo di mantenerla entro livelli accettabili e tali da non costituire danno. Esiste ormai un’ampia gamma di antagonisti naturali, rivolti ad insetti ai virus, funghi e batteri.